Nella Grecìa salentina un paese ben augurante: Calimera racconta se stessa

Non è la Storia a raccontare Calimera ma è Calimera che narra di sé, delle sue origini e di ciò che è oggi: tradizioni, lingua, folklore per una Cultura che arricchisce il territorio, un valore e un patrimonio tutto da custodire e da tramandare.

Questo nostro nuovo appuntamento nella visita del Salento inizia con Kalimèra e non potrebbe essere diversamente poiché il paese che più di ogni altro testimonia e custodisce gelosamente la sua origine e la sua appartenenza alla Grecìa, il buongiorno lo porta nel nome.
 
Calimera
che in greco traduce buongiorno, è un piccolo centro di circa 7000 abitanti che dista dal capoluogo di Provincia circa 15 km. e che testimonia con forza la grecità nei suoi monumenti, nelle sue tradizioni e nella sua lingua. Calimera è, di fatto, il paese che più di ogni altro ha tramandato di generazione in generazione la cultura del griko, fino ai giorni nostri. Ciò che distingue l’area della Grecìa, e quindi anche Calimera, dal resto del territorio salentino è proprio quest’identità culturale forte.
 
La dimensione percettiva di chi visita questi luoghi è intensa e coinvolge mentalmente e spiritualmente trasmettendo quell’autenticità che è ben distante dalle rappresentazioni stereotipate. Un’autenticità studiata e conservata nella Casa Museo della civiltà contadina e della cultura grika diretta da Silvano Palamà, presidente dell’associazione Ghetonìa che da trent’anni lavora per il recupero e la promozione delle tradizioni locali.
 
Con Silvano Palamà e con Vito Bergamo, grandi studiosi e conoscitori della storia della Grecìa salentina, iniziamo la nostra visita storico-cuturale a Calimera partendo proprio dalla Casa Museo che ribalta l’idea di museo e che diventa spunto per le ricerche sul territorio. Il museo, quindi, come luogo di partenza per conoscere le contaminazioni culturali di questa terra. La Casa Museo di Calimera affascina e conquista, consegnando ai visitatori una Storia da cui non può prescindere la conoscenza dei luoghi. I riti e le credenze, le usanze e le testimonianze del vero folklore raccolte in una ricca collezione di libri e di pezzi unici, raccontano la vita di una civiltà contadina per lo più dimenticata.
 
Il folklore più autentico si celebra in quella che era la festa pagana del solstizio e che adesso coincide con le celebrazioni in onore di San Luigi il 21 giugno. Una festa che celebra la luce e che a Calimera richiama turisti da tutta la regione. La Festa dei Lampioni, da non perdere assolutamente
 
Quanto alle origini di Calimera, il legame con la civiltà greca è visibile in tanti monumenti ed è desumibile dalle antiche epigrafi rinvenute nel centro storico. Queste origini sono anche testimoniate da una stele funeraria conservata nel parco pubblico e realizzata in marmo bianco, donata dalla città di Atene nel 1960 come simbolo di una comune identità.
 
Interessante da vedere è un fenomeno preistorico e pre-cristiano, la ‘Pietra di San Vito’ custodita nella chiesetta di San Vito, che però non è una pietra in quanto si tratta di una roccia forata che spunta dal terreno e non è una chiesa ma una cappella realizzata come un vestito attorno alla roccia, simbolo pagano, per consentire un passaggio indolore al cristianesimo. La Pietra di San Vito è legata indiscutibilmente ai riti propiziatori della fertilità.
 
Importante da visitare la chiesa Madre dedicata al patrono S. Brizio. Preziosa perché rara è una tela che raffigura un’immagine della Madonna incinta sottolineandone la natura umana. La tela fu probabilmente realizzata da un monaco di Scorrano nel ‘500. Nella vicina chiesetta del Crocifisso domina un bellissimo crocifisso ligneo del ‘600 dello scultore salentino Buffelli, che rappresenta il Cristo nel momento che precedette la sua morte.
 
Da non tralasciare, continuando un giro che riserva ancora tante altre interessanti bellezze, la chiesetta dedicata alla Madonna di Costantinopoli nella quale l’immagine della Madonna è raffigurata tra due vescovi, uno greco e uno latino, a conferma della coesistenza dei due riti.
 
A cura di TIZIANA PROTOPAPA



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