UniSalento con Core Lab e VECS per una comunicazione scientifica etica ed efficace

Si è tenuto oggi, presso il Campus Ecotekne , un workshop su vaccini e comunicazione scientifica. Lectio Magistralis del Professore Pierluigi Barrotta dell’Università di Pisa e importante intervento di Giovanni Scarfile, Direttore di AEID.

È stato un confronto interessante quanto necessario quello voluto da VECS e organizzato da Core Lab, UniSalento, AEID e Weber Shandwick, sull’uso della comunicazione nel campo dell’informazione scientifica con particolare riferimento ad un argomento di grande attualità: i vaccini.
 
Non un convegno sulla contrapposizione di sostenitori e detrattori dei vaccini, ma un confronto sulla comunicazione scientifica che dovrebbe far convergere i sostenitori dei due schieramenti ma di fatto produce un’informazione disfunzionale soprattutto sui social network.
  
Coordinato da Alvise Marzo, Responsabile Relazioni Istituzionali del Core Lab, il convegno ha visto, dopo i saluti istituzionali e l’introduzione al tema da parte del Delegato dell’Università del Salento alla Sicurezza e Tutela della Salute, Francesco Paolo Fanizzi e  l’intervento di Giovanni Gorgoni, Commissario Straordinario dell’Agenzia Regionale Sanitaria della Puglia, un’interessantissima Lectio Magistralis del Professore Barrotta dell’Università di Pisa su “Scienza e democrazia”.
  
Uno studio appassionato basato, tra le altre cose, sulla dicotomia e la netta distinzione tra i fatti da una parte e i valori morali e sociali dall’altra. È indubbio, secondo il Professore Barrotta, che una comunicazione deficitaria produca il fallimento dell’informazione; di conseguenza la necessità sarà quella di creareun rapporto virtuoso tra un’informazione top-down e l’esperienza dei cittadini. Lo scetticismo antiscientificova combattuto, dunque, con un modello partecipativo che sappia rispondere con successo alle sfide imposte dall’evoluzione della scienza. 
Pregevole e degno di nota l’intervento di Giovanni Scarafile, Direttore di AppliedEthics and Interdisciplinarity Lab che ha fatto riferimento all’importanza di una visione filosofica delle relazioni  e al paradigma della comunicazione che deve saper proporre un dialogo a due vie basato su discussione e activelistening. Fondamentale per Scarafile, individuare i “link” che mettano in relazione la comunicazione vaccinale, l’etica della comunicazione e la comunicazione medico-paziente.
 
Abbiamo incontrato il Professore Barrotta e il Professore Giovanni Scarafile
  
Professore Barrotta, può esistere in campo scientifico una comunicazione che sappia essere democratica e che rispetti tutte le opinioni?
La scienza che ha un linguaggio specialistico spesso risulta difficile per il cittadino. La scienza, però, non si contraddistingue solo per il linguaggio e se anche il cittadino non può acquisire il know-how del lavoro dello scienziato in laboratorio, può però padroneggiare il linguaggio scientifico e quindi comunicare con competenza.
  
Un modello partecipativo è quindi possibile?
Si. Certamente è importante che il cittadino sia consapevole come soggetto appartenente a gruppi sociali, che la scienza ha ricadute sulla società e laddove ci sono gli interessi legittimi di quelli che oggi vengono definiti stakeholders, egli si possa mobilitare come gruppo o associazione e raggiungere la capacità di dialogare.
  
Professore Scarafile, informazione e vaccini, c’è stato un difetto di comunicazione a monte della confusione e della contrapposizione che si è venuta a creare oggi?
A mio avviso, se di difetto si può parlare, questo è nato nel momento in cui abbiamo considerato come unico fattore della comunicazione, l’efficacia. Pur restando l’efficacia certamente una variabile importante, ad essa va però affiancata la dimensione dell’etica. Nel caso dei vaccini, continuando ad utilizzare delle forme di comunicazione standard sono emerse delle criticità alle quali non si è saputo rispondere per tempo. Il modello di comunicazione da adottare oggi dovrà, quindi, tener conto delle istanze e delle paure di chi è interessato all’argomento.
  
Dunque, immaginare oggi un nuovo modello di comunicazione che metta in linea comunità scientifica, media e cittadino è possibile?
Assolutamente sì, anzi, un nuovo paradigma della comunicazione si renderà necessario in questa nuova era, un’era che esige un approccio differente. Concretamente, tutto questo significa che le persone vanno ascoltate e che le paure dei singoli non vanno demonizzate per evitare un ulteriore corto circuito nell’informazione.
  
Tiziana Protopapa



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