Senza Renzi da dove riparte il Pd? A Lecce la strada è in salita, con i soliti ‘arnesi’ di traverso

Dopo la vittoria del ‘No’ al Referendum Costituzionale con la sconfitta del Premier si apre la resa dei conti all’interno del Partito Democratico. A Lecce è il momento di consolidare la leadership del Segretario Provinciale.

Immaginiamo per un istante che il Partito Democratico sia ancora, e nonostante l'esito del Referendum, il primo partito italiano, un partito autorevole e capace di promuovere una politica ispirata per il Paese. Ispirata appunto, ma a chi e da chi? Questo lo vedremo presto, finita la sarabanda antirenziana che ha condizionato il voto trasformandolo in una chiamata alle armi contro l'odiato "oppressore" abusivamente assiso a Palazzo Chigi.
 
C'è da essere felici adesso? I primi a chiederselo sono proprio loro, i Democratici, spaccati tra filo governativi e avversari del toscanello, un giovane troppo pimpante per i gusti di molti vecchi arnesi che hanno gestito fino a ieri il partito come un casino di caccia per racimolare consensi a buon mercato in un'Italia malmessa e sfiduciata che non ha mai mostrato grande rispetto per le leggi dello Stato e del codice stradale e adesso si riscopre paladina, senza macchia e senza peccato, della Costituzione.
 
Sarebbe bello poter verificare tra questi valorosi cavalieri del Santo Sepolcro della Costituzione Repubblicana quanti ne hanno mai letta una pagina o ne ricordano a memoria un paio di articoli. Ebbene, una volta costretto alla resa il Governo e ridicolizzato il premier non eletto (ma nessun premier si elegge in Italia) adesso si può guardare al futuro. Con chi non lo sa nessuno, mentre l'unico davvero raggiante può dirsi solo Beppe Grillo che ha visto abbattuto l'ultimo altare dei partiti.  Per il resto, a parte la peste nera, è rimasto solo il peggio del Paese più vecchio del mondo. Amen.
 
Da noi in Puglia e nel Salento, invece, sarà divertente capire come il Centrodestra potrà mai approfittare di questo vuoto di potere a sinistra, come e con chi, soprattutto con chi, inserirsi nella singolare dicotomia che vede su binari paralleli esponenti dello stesso partito, il presidente della Regione ed ex sindaco di Bari e il presidente dell'Associazione dei sindaci italiani e attuale sindaco di Bari, o i parlamentari salentini del PD e la segreteria provinciale di Lecce, quest'ultima per nulla aiutata e sostenuta in uno dei momenti più delicati della politica locale con Elezioni Amministrative alle porte e alle quali i sommi saggi porteranno in dote una bella sconfitta politica targata 4 dicembre, mentre l'unico che sembra aver avuto la vista buona appare proprio il segretario Piconese, dal quale si avrebbe da imparare quantomeno un grammo e mezzo di bon ton.
 
La segreteria ha vinto, nonostante tutto e nonostante molti, e chi vince, in genere, ha ragione. La verità è che non ci sono più i segretari di partito e si sta tentando di fare a meno anche dell'ultimo rimasto, magari per far posto ai vecchi del mestiere. Secondo noi più vecchi, che del mestiere.



In questo articolo: