Ecotassa, la legge regionale è incostituzionale. Perrone: ‘Ora tocca alla Regione’

‘Auspico che la Regione Puglia prenda atto e ragioni sulle condizioni per retrocedere ai Comuni del Salento i soldi versati dai cittadini’, così Paolo Perrone nella conferenza stampa a margine della sentenza depositata nei giorni scorsi.

Una buona notizia per i Comuni salentini e pugliesi. La Corte Costituzionale – con sentenza depositata nella nei giorni scorsi – ha dichiarato incostituzionale la legge regionale sull’ecotassa, accogliendo il ricorso proposto da oltre 70 Comuni della Provincia di Lecce. Ciò, ovviamente, comporta delle conseguenze, sia giuridiche che economiche. Ad illustrarle stamattina, durante una conferenza stampa tenutasi a Palazzo Carafa, c’erano l’avvocato Luigi Quinto ed il primo cittadino, Paolo Perrone (assieme a loro, anche il Dirigente del Settore Ambiente, Fernando Bonocuore, e l’ingegnere Paolo Suppressa). Nel dettaglio, sono state scioriniate le motivazioni in base alle quali i giudici hanno preso tale decisione.
 
In buona sostanza, la Regione aveva disconosciuto la premialità – prevista dalla legge statale – per una gran parte di comuni salentini, fissando l’ecotassa nella misura massima in riferimento alla L.R. n.39/2011 che fa riferimento alla raccolta differenziata come unico parametro per beneficiare dell’abbattimento del tributo. Circa 25,82 euro per ogni tonnellata di rifiuto conferita in discarica. La legge statale del 1995 che ha istituito l’ecotassa intende però favorire la minore produzione di rifiuti ed il recupero dagli stessi di materie prime ed energia, con riduzione del 20% del tributo nell’ipotesi in cui venga conferito in discarica solo lo scarto di uno dei trattamenti previsti. Pertanto la premialità va estesa anche ai rifiuti raccolta in maniera indifferenziata. E da questo punto di vista, in provincia di Lecce, è possibile dimostrare lo smaltimento in discarica solo di una percentuale contenuta nella misura del 30%, ovvero la più bassa della Puglia. Un dato che, dunque, avrebbe dovuto garantire un risparmio.
 
La chiave delle vicenda può essere letta nella sintesi contenuta in un campo della decisione della Corte Costituzionale: “Nulla vieta che il sistema di incentivi alla raccolta differenziata e il trattamento fiscale agevolato previsto per gli scarti e i sovvalli coesistano, operando su piani diversi, nel senso che l’applicazione delle riduzione tributarie ai comuni virtuosi e delle addizionali a quelli inadempienti nella raccolta differenziata non esclude che tutti gli scarti e i sovvalli degli impianti di selezione automatica, riciclaggio e compostaggio, in quanto residui non più riutilizzabili, possano essere depositati in discarica beneficiando dell’aliquota ridotta al 20 per cento, indipendentemente dalle modalità di raccolta dei rifiuti sottoposti a tali processi”. “Sommando gli importi dal 2013 fino al 31 dicembre 2016, sono circa 1 milione e 200mila euro di tassa ‘incostituzionalmente’ richiesta al Comune di Lecce e ai cittadini”, riferisce Paolo Perrone davanti alla stampa locale. “È chiaro – continua – che su questo io auspico che la Regione prenda atto e ragioni sulle condizioni per retrocedere ai Comuni del Salento, ed a quello di Lecce, i soldi pagati dai cittadini”.   
 
Una volta sancito il principio, gli effetti della sentenza potrebbero dunque riverberarsi anche sui Comuni che non hanno fatto ricorso. Con un distinguo. La sentenza varrà per le annualità future, a partire dal 2018, per tutti i comuni, indipendentemente dal fatto che abbiano proposto tempestivo ricorso. Per quanto riguarda le annualità pregresse, i benefici riguarderanno i soli comuni che hanno proposto i ricorsi davanti al giudice amministrativo.

L’auspicio è che, alla luce dei principi affermati dalla Corte Costituzionale, si ponga finalmente fine alla fase della contrapposizione per passare ad un tavolo di concertazione con gli Enti coinvolti



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