Continuità con il passato o patto contro il centrodestra. Sarà solo questo il ballottaggio tra Giliberti e Salvemini

Tra sette giorni i leccesi saranno chiamati a scegliere il loro sindaco. Ancora una settimana di campagna elettorale tra programmi e promesse, parole e nevrosi. L’editoriale del direttore di leccenews24.it, Alina Spirito.

Ma adesso, per favore, fino al 25 giugno, risparmiateci la retorica, il buonismo, il sentimentalismo civico e i valori sbandierati a tanto al chilo. Cari Giliberti e Salvemini smettetela con la stucchevole lenzuolata della vostra immacolata unicità: chi volete che ci creda?

I leccesi scelgano, in perfetta coscienza, cosa vogliono.

Da un lato c’è la continuità a 20 anni di amministrazione di Lecce. Caro Mauro, che senso ha parlare di novità? La tua non può essere una scelta di novità. È invece una scelta in perfetta continuità con il passato, dove alla parola continuità ciascuno può dare il significato che vuole. Noi pensiamo che in questi 20anni Lecce sia diventata una città migliore di quello che era anche se la china intrapresa dal primo giorno di centrodestra sino all’ultimo è stata irreversibilmente una china in discesa.

Ma ciascuno si guardi intorno e se pensa che sia ora di cambiare, allora cambi con coraggio e convinzione; se invece ritiene che cambiare dopo tutto ciò che si è fatto sia come fare un salto nel vuoto, allora voti Giliberti. L’importante è che non si parli di novità, perché di novità non si tratta e perché la stragrande maggioranza delle persone, che non solo ieri, si sono viste accanto a Giliberti non sono certo volti nuovi. Tutt’altro. Anzi il centrodestra farebbe bene a pensare ai giovani che vanno via e a quelli ‘di antico pelo’ che insistono, persistono e resistono…malgrado tutto. Ma ognuno, a casa sua, faccia ciò che vuole, per carità…

Dall’altra parte, però, si eviti di parlare di patti di dignità, di rivoluzione valoriale. Per favore… I leccesi non lo meritano. È del tutto evidente, nella sua legittimità, l’accordo di potere tra due schieramenti non omogenei che fino a ieri si sono avversati  (sarebbe stucchevole mettere oggi in contrapposizione i post di ieri di Carlo Salvemini contro Alessandro Delli Noci e viceversa) e che non hanno nulla in comune se non la voglia di mandare a casa quelli che ci sono stati fino ad ora. Nella logica amico/nemico, quando due persone hanno un nemico comune, necessariamente devono diventare amici.

L’accordo, il connubio tra Salvemini e Delli Noci è stato stretto, ma per favore, presentiamolo per ciò che è, senza infarcirlo di paroloni ed espressioni auliche che lasciano il tempo che trovano. Basta leggere i commenti alla notizia del patto per rendersi conto di come la gente la pensi: c’è chi ritiene che il fine giustifichi i mezzi e pertanto quel patto debba essere consumato e c’è chi, anche visivamente, nell’abbraccio tra Alessandro Delli Noci e Salvemini, tra Delli Noci e Teresa Bellanova, vede un eccessivo trasformismo che allontana verso l’altra parte o porta verso l’astensionismo.

Ma di certo è legittimo voler cambiare la classe di potere di una comunità piccola come Lecce; è comprensibile. Perché no? Lo si vuole fare? Lo si faccia! Purchè non ci si aspetti la palingenesi, che obiettivamente non c’è.

Comunque vada, il verdetto degli elettori è sempre sovrano. E chi perde farà bene a fare il mea culpa. Pertanto viviamoci quest’ultima settimana di campagna elettorale e poi pensiamo alla città, che viene prima di tutto. L’importante è che ce la raccontiamo con trasparenza questa battaglia ed evitiamo il ricorso a sentimentalistici apparati valoriali che sembrano essere ben distanti dalla contesa.



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