Cinque cose che trasformano il matrimonio salentino in un horror. Riflessioni semiserie

Alcuni spunti di riflessione per evitare che un giorno di festa si trasformi in una tortura cinese per gli ospiti, aggiudicandosi un posto d’onore negli annali del cattivo gusto cittadino. Leggete un po’, vi siete mai trovati almeno una volta nella vita?

La primavera non è solo stagione di allergie e pollini ma anche tempo di matrimoni e molte coppie decidono di approfittare del ritrovato clima mite per suggellare il loro amore nel Salento che, con le sue splendide masserie e con le sue strutture ricettive immerse nel verde, ben si presta a fare da cornice a questo fatidico momento. Fin qui tutto bene, ma non è tutto oro ciò che luccica: il matrimonio salentino, il più delle volte, non è solo la celebrazione dello scambio delle fedi, ma spesso un rito di passaggio in cui a farla da padrona è l’esagerazione più esasperata. Un rituale tribale, ma dai tratti civili che, sotto lo sguardo vigile di madri chiosanti e zie iperattive, tocca il suo climax in una serie di circostanze più o meno grottesche che ci apprestiamo ad analizzare. 

La decenza non ha diritto di parola se messa al cospetto del motivo più intimo che spinge le famiglie degli sposi a strafare: dimostrare il proprio status. In questo clima di febbrile affermazione dell’ego trovano spazio fuochi pirotecnici che compongono la faccia di Topolino, colombe colorate liberate in cielo ed abiti pomposi che sono veri e propri crimini contro l’umanità.

Il matrimonio salentino è quel calderone di brodo primordiale in cui fervono le dinamiche future della maxi-famiglia che sta venendosi a formare, nucleo che non è certamente composto solo dagli sposi, ma anche dalle famiglie di origine degli stessi.

Un campo di battaglia in cui le madri dei nubendi, future suocere, api regine e direttrici di qualsivoglia cosa sia dirigibile, si contendono lo scettro di matrona suprema ed una sola sarà consacrata vincitrice in base alla quota di decisioni prese in merito al matrimonio e- soprattutto- sulla scorta dell’investimento impiegato nella spesa totale dello sposalizio. Il matrimonio al Sud è infatti, come anticipavamo, una sfilata in cui le famiglie degli sposi mostrano alla comunità la loro capacità finanziaria oltre al cattivo gusto: in ultima analisi, chi otterrà il mutuo più consistente otterrà lo scalpo del contendente.

Il matrimonio salentino, effettivamente, degenera sovente in un grottesco show, ma, tralasciando ora l’analisi para-sociologica intrapresa, abbiamo deciso di raccogliere alcuni spunti di riflessione che, magari, vi eviteranno di trasformare il vostro matrimonio – o quello dei vostri sventurati figli- in un girone infernale che potrebbe soffocare per sempre nelle ceneri roventi quella cosa detta dignità.

Le spose esaltate
Tanto per cominciare è il momento di rifiutare con forza l’assunto secondo il quale alla sposa è concesso ogni capriccio. NO! Care spose, siete semplicemente delle donne che, fasciate in un abito bianco, si apprestano a stipulare un contratto con il compagno. Sì, viva l’emozione e viva l’adrenalina ma tenete sempre bene a mente che non state salvando il mondo e che il vostro matrimonio non è l’evento dell’anno  grazie al quale le testate di gossip venderanno i propri spazi pubblicitari. State calme, non siete Kate Middleton (e non avete neppure il lato B di Pippa, se proprio vogliamo dirla tutta).

L’isteria collettiva
Gli svenimenti e le grida della sposa sono fastidiosi ma comunque, per consuetudine, tollerabili. Indecenti ed imperdonabili sono invece gli egocentrismi dei parenti e degli amici degli sposi. Non vi affannate nella contesa di chi deve asciugare le lacrime alla sposa, non elargite sempre così generosamente la vostra opinione su ogni confetto e su ogni chicco di riso. State calmi pure voi: benchè il clima sia molto “Shining”, non siete Stanley Kubrick.

Gli abiti brutti
Fiocchi e merletti, ricami e drappeggi, tende da salotto e perline, nastrini e veli:  l’abito da sposa, al sud, è spesso vittima del luogo comune in base al quale la sposa deve “sembrare una principessa”. Date le principesse proposteci mi sento di porgervi un sentito ringraziamento per averci dato un motivo in più per non desiderare la monarchia.

Il ricevimento infinito
In Salento, quando si viene invitati ad un matrimonio, si va incontro ad una certezza: non si parteciperà semplicemente ad un pranzo o una cena ma si prenderà parte ad un orgia temporale della durata minima di dodici ore.

L’estorsione
Sebbene il galateo sconsigli assolutamente la richiesta esplicita di denari, qui in Salento, il matrimonio diviene per molte coppie un’opportunità di guadagno. Dietro ad un ricevimento nuziale ci sono tavoli strategici ed ore di cinico calcolo che assegnano ad ogni possibile ospite un valore economico.
E la lista nozze? Estinta! Ne constatiamo la triste scomparsa aprendo la busta delle partecipazioni ove sono riportate non solo le coordinate geografiche per raggiungere il ristorante ma anche le coordinate bancarie per raggiungere le tasche degli sposi.

Ovviamente il tono di quanto scritto è ironico e, un po’ come il  matrimonio salentino, volutamente iperbolico. Contiamo comunque sul fatto che opterete per la professionalità di un wedding planner per l’organizzazione delle vostre nozze, sicuri che saprà sedare ogni voglia di strafare che possa compromettere irrimediabilmente la vostra immagine pubblica.
E voi, cari lettori, cosa non sopportate del matrimonio meridionale? Fatecelo sapere con un commento!
 
di Armenia Cotardo



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