Vite vissute a cavallo del XIX secolo. Antonio Micaglio presenta ‘L’Agostino’

Durante un incontro, voluto e organizzato daI Lions Club Rudiae di Lecce, è stato presentato il libro di Antonio Micaglio ‘L’Agostino’.

Parlare de “L’Agostino” non è solo fare cenno ad una narrazione piacevole. È un condividere le nostre radici, un incontrare noi stessi. Nel libro scorrono le vite descritte con dovizia di particolari intrecciate attorno ad una quotidianità che diventa testimonianza di uno scorcio di storia salentina. Ma non solo. In questo racconto ci si ritrova comunque, anche se salentini non si è. Perché non è la  storia di Antonio e della sua famiglia a prevalere, seppur ad una lettura frettolosa, è ciò che potrebbe apparire. È il tempo delle due Grandi Guerre, il cibo e i soldi che mancano, il lavoro che bisogna inventare, il dopoguerra, l’emigrazione, le privazioni, le delusioni ma anche la forza, il progresso, il riscatto sociale e la capacità di inventarsi una nuova vita. Tutto questo, al di là del grado di istruzione che era ininfluente se confrontato con un’intelligenza raffinata che sublimava la forza d’animo.

Rita Canterini, che nel corso della serata ha dialogato con l’autore, ha posto spesso l’accento sulle pagine che raccontano i tratti della famiglia di Antonio, una famiglia tipica del dopoguerra salentino. Ma queste pagine vanno oltre, hanno, infatti, la capacità di disegnare il volto di quella società. Un canovaccio da srotolare piano poiché ogni rigo cela un messaggio, un invito alla riflessione. “L’ Agostino” dunque, non è una biografia ma quello che, autorevolmente, Carla Chiara Perrone ha ritenuto di definire un ‘romanzo-saggio’.

Incontriamo Antonio Micaglio, al quale chiediamo il perché di questo libro che ha oltretutto l’intento  socio-antropologico di descrivere, raccontando le vicende che hanno caratterizzato tre generazioni, il Salento che era e il Salento che è diventato.
 
Antonio, cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?

"Rispondo volentieri a questa domanda poiché è anche il quesito che mi sono posto io prima di iniziare a scrivere. Perché volevo scrivere? La risposta è stata semplice e l’ho trovata in due considerazioni. Vivere una tra le fasi più significative della storia italiana, ossia l’emigrazione, mi  ha condotto ad una riflessione profonda e mi ha consentito di fare un parallelo tra quello che siamo stati noi come emigranti e quello che facciamo oggi come terra d’approdo per tanti immigrati. La seconda ragione che mi ha spinto a raccontare questa storia, che racchiude in sé tante singole storie, è stato il desiderio di comunicare ai giovani un messaggio positivo. Seppure le economie e le condizioni di vita non sono sovrapponibili con quelle del passato, anche oggi molti nostri giovani sono costretti ad abbandonare il loro paese. A loro va il mio pensiero. A loro il mio augurio di poter tornare arricchiti di esperienze che possano trasmettere nuovi impulsi al loro territorio".

Cosa penserebbe tuo padre, l’Agostino, di questo libro? Antonio Micaglio risponde con la voce rotta dall’emozione.

"Ogni volta che parlo del mio libro, durante le presentazioni, immagino mio padre seduto tra la gente, che mi ascolta con orgoglio, commosso e soddisfatto. È la sua storia, i suoi sacrifici, i suoi successi che racconto. É il suo esempio, la sua rettitudine che sono, poi, stati la mia guida. Ed è in definitiva la sua Vita".
 
Un esempio di Vita vera, vissuta con il coraggio dei grandi uomini, aggiungiamo noi. I proventi derivanti dalla vendita del libro andranno a favore della LILT Lecce.
 
di Tiziana Protopapa

 



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