‘Storielle Cliniche’, il 5 Luglio la compagnia del Teatro di Ateneo dell’UniSalento si esibirà a Novoli

Terzo spettacolo per ‘Storielle Cliniche’, di Aldo Augeri, che verrà inscenato dalla compagnia del Teatro di Ateneo dell’Università del Salento. Aiuto regia di Valentina Menza; sul palco Aldo Augeri, Ettore De Matteis e Beatrice Perrone.

Arriva a compimento il percorso artistico della compagnia del Teatro di Ateneo dell’Università del Salento, con il suo terzo spettacolo, “Storielle Cliniche”, di Aldo Augieri, con aiuto regia Valentina Menza; sul palco Aldo Augieri, Ettore De Matteis e Beatrice Perrone. Lo spettacolo vedrà la sua prima a Novoli, il 5 luglio, alle 21.00. Il percorso è inerente al progetto laboratoriale che, per il quarto anno consecutivo, coinvolge gli studenti dell’Università del Salento e in questo ultimo anno ha avuto una veste inedita, che ha coinvolto non solo le competenze attoriali degli studenti, ma ha anche dato modo loro di vivere un’esperienza teatrale totale, a partire dalla scrittura drammaturgica.

Ad una prima fase laboratoriale di scelta dei testi e di riscrittura collettiva, finalizzata alla resa drammaturgica, subentra una seconda fase, in cui il materiale ha preso corpo in uno spettacolo vero e proprio: un teatro-macchina costruito con giochi musicali, fumettistici e cinematografici. Sarà un vedovo a portarci in questa strana clinica popolata da coniglietti, narratori e protagonisti delle storielle cliniche di cui ci renderanno partecipi, piccoli animaletti partoriti dai sogni e dalla bocca dello stesso vedovo. Malattie artificiali, mondi macabri e onirici, iniezioni e infezioni. Uno spettacolo che narra il modo in cui ci si ammala di storie, ci si ammala di teatro e di letteratura e di come questa sia l’unica malattia desiderabile. Il tentativo è quello di creare un mondo fantastico governato dalle leggi dell’immaginazione, dove l’attorialità abbandona lo stereotipo e la ribellione: crea una realtà differente, con regole differenti.

Non si punta alla comprensione né all’immedesimazione, ma allo sfogo di impulsi e meccanismi relazionali apparentemente sopiti, al portare a galla l’intimo immaginario dell’attore, che fa delle parole che pronuncia il proprio tessuto, che compie una metamorfosi in funzione della storia, che non viene più raccontata, ma vissuta sulla scena.

La stessa metamorfosi che vivono i conigli, che muteranno forma di scena in scena, portando la mente che li ha partoriti alla pazzia della pazzia, all’allucinazione dell’allucinazione.



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