​A Poggiardo Erri De Luca incontra gli studenti. La sua ‘Natura esposta’ commuove e incanta

Una mattina di ordinaria straordinarietà quella vissuta da tanti studenti delle scuole superiori di Poggiardo che, grazie ad una iniziativa congiunta dell’Amministrazione Comunale e dell’Associazione Up, hanno incontrato lo scrittore napoletano.

Un incontro straordinariamente denso di contenuti, quello avvenuto in mattinata al Teatro Illiria di Poggiardo, con lo scrittore Erri De Luca, per la presentazione del libro 'La Natura Esposta', organizzato dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Poggiardo e dall'Associazione UP.
 
Dopo aver visitato il Museo Archeologico di Vaste, ospitante alcuni dei numerosi reperti che testimoniano, nel Salento, il passato glorioso della civiltà messapica, l'autore è giunto in un teatro gremito da tanti giovani. Numerosi gli studenti del Liceo Artisitco ‘Nino della Notte’ di Poggiardo e dell'Istituto Professionale dei Servizi per l'Enogastronomia e l'Ospitalità alberghiera ‘Aldo Moro’ di Santa Cesarea Terme.
 
Dopo i saluti istituzionali del Sindaco di Poggiardo, Giuseppe Colafati e dell'Assessore alle Politiche Culturali, Antonella Pappadà, ha preso il via la chiacchierata culturale di Erri De Luca con Gabriella Della Monaca.
 
Si sono affrontati i temi del libro, a partire dal titolo, 'La Natura Esposta': la nudità dei corpi crocifissi come ulteriore e disonorevole pena inflitta su corpi devastati dalla tortura, vessazioni che solo i Romani, dice De Luca, e più o meno diciannove secoli dopo, i tedeschi hanno saputo infliggere ai propri simili. Il corpo della statua alla quale il restauratore protagonista di cui si narra nel testo deve restituire la nudità, coperta da sovrapposto drappeggio, rivela al tatto molti segreti, volutamente rappresentati dall'artista che lo ha scolpito.
 
A partire dalla 'pelle d'oca', perchè Gesù aveva freddo, su quella collina a 800 metri sopra al livello del mare. E poi ancora l'inarcatura della schiena, la tensione e torsione dei muscoli straziati dal dolore e ancora altri particolari. Lo scultore che l'autore narra è a sua volta un ex soldato di trincea della Prima Guerra Mondiale; ben conosce, quindi, il dolore che conduce alla morte, gli ultimi spasimi di un corpo che viene strappato alla vita.
 
Altro tema emerso nel testo quello delle amate montagne, che il De Luca alpinsta sa bene non essere dei confini naturali ma delle straordinarie vie di comunicazione, che offrono numerosi sentieri e passaggi alternativi per il loro attraversamento.
 
Attraversamento di cui sono protagonisti, nel libro e ai nostri giorni, i tantissimi stranieri che viaggiano per 'sventura'. Le parole di De Luca sono taglienti quando paragona gli schiavi africani che venivano deportati nelle Americhe ai migranti attuali. Quelli erano merce da vendere e dovevano arrivare alla meta in accettabile stato di salute, anche se legati nelle stive delle grandi navi dell'epoca; questi si auto-deportano pagando cifre colossali in anticipo, perciò a chi può importare in che stato raggiungano la meta e se la raggiungono? È un fenomeno migratorio epocale nel quale l'autore riconosce una risorsa immensa di scambio e commistione e non un problema al quale tentare invano di metter fine, innalzando barriere.
 
Per passare poi la parola al regista Cosimo Damiano Damato che racconta del suo rapporto con De Luca e introduce la proiezione del film “Tu non c'eri”, tratto da un racconto dello scrittore e interpretato da Piero Pelù, Brenno Placido, con la partecipazione di Bianca Guaccero. È la storia di due generazioni a confronto: un figlio che ha vissuto l'assenza del padre (in prigione per aver fatto parte di una banda armata) e che, dopo la sua morte, intraprende con lui, durante una scalata, un dialogo immaginario fitto, serrato e toccante in cui si alternano domande e risposte con la complicità del vento, del vuoto e dell'assenza.
 
A conclusione l'autore ha firmato le copie del libro. È stata l'occasione anche per chi scrive di porgergli la propria copia e incrociare per un istante gli occhi azzurri di Erri De Luca. Se gli occhi sono 'lo specchio dell'anima' non devono essere azzurri a caso.

di Daniela De Salvatore



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