Tentata estorsione e colpi di pistola contro il ‘protettore’ in pieno centro a Nardò sono sei gli indagati

Il pubblico ministero Stefania Mininni ha chiuso le indagini sul ‘taglieggiamento’ ai danni di un commerciante e sull’agguato del 16 maggio scorso ai danni di Gianni Calignano. Fondamentali le dichiarazioni della vittima di tentata estorsione.

Sei indagati l'agguato del 16 maggio scorso ai danni di Gianni Calignano raggiunto da tre colpi darma da fuoco in pieno centro a Nardò. Il 27enne si sarebbe intromesso in dinamiche estorsive che non lo includevano, nel ruolo di "protettore".
  
Il pubblico ministero Stefania Mininni ha chiuso le indagini e nell'avviso compaiono i nomi di: Francesco Russo, 64enne, il figlio Giampiero Russo, 27 anni, Giuseppe Calignano, anch'egli 27enne, di Nardò; Angelo Caci, 47 anni detto "Zio Angelo, originario di Gela ma residente a Novara; Rocco Falsaperla, 44enne di Gallarate. I cinque rispondono dell'accusa di "tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose". Invece, i soli Francesco Russo e Angelo Caci, anche di "tentato omicidio".
  
L'altro indagato, Evilys Pimentel Roque donna 44enne di origini cubane ma residente a Villa Convento, risponde soltanto di favoreggiamento per aver aiutato i due Russo e Caci a sfuggire alla cattura dopo l'attentato a Calignano.
Gli indagati sono assistiti dagli avvocati Giuseppe Corleto, Tommaso Valente, Francesca Conte, Luigi Corvaglia, Stefano Pati e Davide Vitali. La vittima dell'agguato e invece difesa dal legale Massimo Muci.
  
Fondamentali ai fini delle indagini, condotte dai carabinieri del nucleo investigativo di Lecce assieme ai colleghi di Nardò e Gallipoli, le dichiarazioni della vittima della tentata estorsione. L'uomo ha ricostruito la vicenda della richiesta di denaro, messa in atto dai tre indagati attraverso minacce e violenze fisiche.
  
Il commerciante, titolare di un esercizio specializzato nella tolettatura  per animali, ha dunque riferito di una prima richiesta estorsiva di 500 euro, da lui non "soddisfatta" per mancanza di liquidità, ma della quale venne informato Calignano. Questi si interessò alla faccenda, interloquendo con i presunti estorsori che ebbero, evidentemente, una reazione contraria alle "aspettative”, che sfociò nel tentativo di ammazzare lo stesso Calignano. Dopo l'agguato, la "vittima" sarebbe stato condotto in Ospedale da Antonio Duma 55enne di Nardò, finito in manette, con l'accusa di spaccio di sostanze stupefacenti, in un'altra inchiesta.
  
Ad ogni modo, Calignano, pur ferito gravemente riuscì a sopravvivere al sanguinoso attentato.



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