Maxi Processo ‘Vortice Déjà-vu’: le accuse restano immutate, il 23 la sentenza

Il sostituto procuratore antimafia Guglielmo Cataldi ha dunque espresso la propria controdeduzione in merito all’ordinanza emessa l’8 giugno scorso dal gup Stefano Sernia. L’udienza è stata aggiornata al 23 giugno, quando è prevista la sentenza.

Non ci sono i  presupposti per una modifica del capo d'imputazione e il quadro accusatorio rimane immutato. È ciò che emerge nell'udienza odierna del maxi processo "Vortice -Dèjà-vu".
 
Il sostituto procuratore antimafia Guglielmo Cataldi ha dunque espresso la propria "controdeduzione" in merito all'ordinanza emessa l'8 giugno scorso dal gup Stefano Sernia. Il giudice riteneva che per tredici imputati il capo d'imputazione andasse modificato; chiedeva dunque il parere del pm, non avendo potere decisionale, poiché l'ultima parola spetta comunque alla Pubblica Accusa. Secondo il gup, il capo d'imputazione di "associazione mafiosa" andava riqualificato in "associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti" per: Danilo Campanella De Santis 43 anni; Antonio Pellegrino 41enne e Patrizio Pellegrino, 44enne,  Andrea Valentino, 30enne, Vincenzo Stippelli, 37enne, Paolo Scazzi, 26 anni, Gianluca Tamborrini, 35enne, Alessio Fortunato, 32 anni, Salvatore Elia, 34 anni, Andrea Spagnolo, 37 anni, ( tutti di Squinzano), Emiliano Vergine, 39 anni di Trepuzzi e Luigi Vergine 41enne di Campi Salentina.
 
Invece, quest'oggi il pubblico ministero è rimasto fermo sulle sue posizioni e l'udienza è stata aggiornata al 23 giugno. Quel giorno, prima che il giudice si ritirerà in camera di consiglio per la sentenza, prenderà la parola l'avvocato Antonio Savoia per le sue controdeduzioni in merito alla suddetta ordinanza.
 
Ammontano a più di 600 anni, le pene invocate in precedenza dal pubblico ministero. Il processo "Vortice -Déjà-vu" si sta celebrando con il rito abbreviato nell'aula bunker di Borgo San Nicola. Al termine di una dura requisitoria, il sostituto procuratore antimafia Guglielmo Cataldi ha chiesto la condanna dei 65 imputati. Il pm Cataldi ha ripercorso le indagini che iniziarono dopo il tentato omicidio avvenuto quattro anni fa, di Marino Manca e Luca Greco, su presunto ordine del boss Sergio Notaro, con il quale i due criminali erano in contrasto per il controllo delle attività illegali nella zona. Questa operazione investigativa, coordinata assieme ai pm Antonio Negro e Giuseppe Capoccia è stata condotta dai carabinieri del Ros di Lecce e dai militari della Compagnia di Campi Salentina e consentì di svelare le attività del gruppo criminale, attivo soprattutto nello spaccio di sostanze stupefacenti (marijuana e cocaina in particolare) e nelle estorsioni ai danni degli acquirenti di partite di droga. A quelloperazione seguì il blitz “Paco”, grazie al quale fu smantellato il clan capeggiato dal boss Sergio Notaro, fino ad arrivare al blitz “Vortice Dèjà-vu ultimo atto", avvenuto a marzo. Paco era il soprannome di quello che sarebbe diventato un collaboratore di giustizia: il 31 enne squinzanese, Antonio Pierri.

Il collegio difensivo è composto tra gli altri dagli avvocati: Paolo Spalluto, Cosimo Rampino, Antonio Savoia, Giancarlo Dei Lazzaretti, Giuseppe Presicce, Andrea Starace, Francesco Tobia Caputo, Gabriella Mastrolia, Pantaleo Cannoletta, Angelo Vetrugno, Ladislao Massari, Paolo Cantelmo, Antonio Romano, Donata Perrone, Carlo Reho, Luigi Ingrosso, Benedetto Scippa; Maurizio Scardia, Alessandro Costantini, Elvia Belmonte, Silvio Caroli, Mario Ciardo, Michele Palazzo, Cosimo Casaluci, Andrea Capone e Cosimo Castriganò, Ivan Feola.



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