Intreccio Mafia-Politica a Parabita: 24 imputati rischiano il processo

Il Procuratore aggiunto antimafia ha chiesto il rinvio a giudizio per le 24 persone raggiunte dall’avviso di conclusione. Le indagini hanno ricostruito il processo di riorganizzazione interna del sodalizio mafioso Giannelli, anche grazie alle dichiarazioni del pentito Donadei.

Chiesto il rinvio a giudizio delle 24 persone, già raggiunte dall'avviso di conclusione delle indagini, relative al presunto intreccio Mafia-Politica a Parabita. Il Procuratore aggiunto antimafia, Antonio De Donno ha formalizzato la richiesta, depositandola all'ufficio gip.  Adesso, il giudice a cui verrà assegnato il procedimento, dovrà fissare la data dell'udienza preliminare.
  
In quella sede, verrà stabilito se gli imputati dovranno affrontare un processo penale oppure se saranno prosciolti dall'accusa.
  
Si tratta di Marco Antonio Giannelli, 32enne figlio del boss ergastolano Luigi Giannelli e considerato a capo dell'organizzazione mafiosa; Giuseppe Provenzano, 53enne di Parabita; Pasquale Aluisi (titolare di una ditta di pompe funebri), 53 anni di Parabita; Cristiano Cera, 24enne di Ugento; Fernando Cataldi, 25enne di Collepasso; Matteo Toma, 37enne; Giovanni Picciolo, 34enne, e Antonio Fattizzo, 38enne, di Parabita; Cosimo Paglialonga, 61enne di Collepasso; Vincenzo Costa, 52enne di Matino; Leonardo Donadei, 50enne di Parabita; Claudio Donadei, 43enne di Parabita; Antonio Luigi Fattizzo, 20enne di Parabita; Mauro Ungaro, 33enne di Taurisano; Adriano Giannelli, 40enne di Parabita; Besar Kurtalija, 29enne; Orazio Mercuri, 46enne; Donato Mercuri, 52enne; Fernando Mercuri, 53enne; Alessandro Prete, 35enne; Marco Seclì, 31enne; Federico Fracasso, 30enne (tutti di Parabita), Lorenzo Mazzotta, 45, di Collepasso, Saimir Sejdini.
  
I 24 imputati rispondono a vario titolo ed in diversa misura di: associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsione, detenzione illegale di armi, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, corruzione di persona incaricata di pubblico servizio e danneggiamento seguito da incendio.
  
Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Luca Laterza, Elvia Belmonte, Mariangela Calò, Luigi e Alberto Corvaglia, Gabriella Mastrolia, Gabriele Valentini, Francesco Fasano, Vincenzo e Antonio Venneri, Biagio Palamà, Luigi e Michelangelo Gorgoni, Walter Zappatore, David Alemanno, Luigi Suez, Vincenzo Blandolino, Pietro Ripa, Elisa Secli, Maria Greco, Francesco Piro, Stefano Palma ed Emanuele Romano.
  
L'inchiesta " Coltura" ha permesso di disvelare un pericoloso intreccio di potere tra mafia e politica nel comune di Parabita. Le indagini del Ros, avviate nel 2013 e grazie anche alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Massimo Donadei, hanno ricostruito il processo di riorganizzazione interna del sodalizio mafioso Giannelli; dunque la reggenza assunta da Marco Antonio, come detto, figlio del boss storico Luigi Giannelli, condannato all’ergastolo come mandante del duplice omicidio di Paola Rizzello e di sua figlia, brutalmente uccise la sera del 20 marzo 1991. I
  
noltre, come svelato nell’inchiesta, in cantiere ci sarebbe stato un attentato, o almeno un atto intimidatorio, contro il parroco del comune del Sud Salento, don Angelo Corvo, finito nel mirino, solo per aver pubblicamente chiesto giustizia per l'omicidio della piccola Angelica e della madre, massacrate nelle campagne di Parabita più di 20 anni fa.
  
Tra gli indagati anche l'oramai vicesindaco di Parabita, Giuseppe Provenzano (il “Santo in paradiso”, come lo stesso si definiva in alcune conversazioni) accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.
  
L’uomo si sarebbe interessato a far assumere alcuni sodali del clan, o loro congiunti, come operatori ecologici nellimpresa di racconta di rifiuti che opera in quel comune. Non solo, avrebbe contribuito a rimpinguare le casse del clan con versamenti periodici in cambio del sostegno nelle elezioni amministrative del maggio 2015.