Indagato Montedoro per l’omicidio Potenza. Temeva ritorsioni dall’ex socio per un consistente debito?

Il 41enne Tommaso Montedoro è indagato per essere il mandante della spietata esecuzione avvenuta il 26 ottobre a colpi di Kalashnikov, nel parcheggio di un supermercato di Casarano. Fondamentali le dichiarazioni della moglie di Potenza.

Gli esecutori materiali dell'omicidio di Augustino Potenza non sono stati individuati, ma gli inquirenti hanno le idee chiare su chi abbia dato l'ordine di eliminare, l'ex socio in affari.
  
Il 41enne Tommaso Montedoro è indagato per essere il mandante della spietata esecuzione avvenuta il 26 ottobre "a colpi di Kalashnikov", nel parcheggio di un supermercato di Casarano.
  
Inizialmente, il fascicolo d'indagine era contro ignoti, ma successivamente (quando l'inchiesta confluì in quella sul tentato omicidio di Luigi Spennato) venne indicato un nominativo. Quello di Montedoro, che intendeva, attraverso l'omicidio Potenza, assicurare all'organizzazione mafiosa il predominio sul territorio.
  
Il boss casaranese aveva forti ragioni di rancore per somme di denaro che egli stesso doveva dare a Potenza; somme prima promesse e poi disconosciute.
  
Fondamentali le dichiarazioni della moglie, che subito dopo l'omicidio ascoltata a s.i.t. (sommarie informazioni e testimonianze) dai carabinieri, dichiara "Il primo pensiero che ho avuto in mente è che mio marito avesse subito un torto da parte di qualcuno, nello specifico da Tommaso Montedoro. Tale pensiero nasceva dalla mia conoscenza, confidatami da mio marito, di un debito di una somma di denaro consistente da parte di Tommaso Montedoro nei suoi confronti. Non conosco però la causa del debito… mio marito ricevette una lettera di Montedoro che esternava dispiacere circa il comportamento di mio marito che raccontava dell'episodio a gente di conoscenza comune. Ricordo in particolare una frase di Montedoro in cui diceva, non ti ho rubato un centesimo. Quindi, di conseguenza ufficializzava la disconoscenza del debito. Poiché conoscevo il carattere di mio marito, che potrei definire vendicativo in senso buono… non escludo che l'atto delittuoso sia stato posto in essere per timore di una ritorsione. Voglio precisare che mio marito a seguito di questo episodio, mi proibiva di salutare la famiglia di Montedoro.
  
Dunque, un rapporto di amicizia e di affari legava Tommaso Montedoro ad Augustino Potenza, fino a quando il business e l’odore dei soldi, tanti soldi ha preso il sopravvento sul legame che aveva permesso ai due, insieme, di controllare la piazza dello spaccio. Poi la rottura, firmata con il sangue. Troppo forte la voglia di Montedoro, noto e temuto nell’ambiente per la ‘spregiudicatezza criminale’, di controllare in solitaria il traffico di stupefacenti, ma per conquistare e imporre questo ruolo doveva eliminare i suoi rivali.



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