Imprenditore di Monteroni si autodenuncia e poi minaccia il suicidio: l’Antimafia indaga su appalti sospetti a Cerano

Avrebbe riferito come funzionava il sistema di affidamento degli appalti per la manutenzione della centrale termoelettrica. Dunque si indaga sull’esistenza di una sorta di cartello di imprese, con il coinvolgimento di personaggi legati alla criminalità organizzata.

Vi sono dei risvolti giudiziari intorno al gesto dimostrativo dell'imprenditore di Monteroni che, nei giorni scorsi, minacciò il suicidio all'interno dell'impianto di Cerano. Si tratterebbe della stessa persona che nel novembre scorso si autodenunciò presso la questura di Lecce, riferendo come funzionava il sistema di affidamento degli appalti per la manutenzione della centrale termoelettrica.
  
Successivamente, il procuratore capo della Dda (Direzione Distrettuale Antimafia) Antonio De Donno ha  aperto un fascicolo d'indagine sulla scorta dell'informativa depositata dagli uomini della Squadra Mobile. Infatti, vi sarebbe il coinvolgimento di personaggi legati alla criminalità organizzata, soprattutto del Nord Salento. 
  
In seguito, la Procura di Brindisi per competenza territoriale, ha aperto un'inchiesta sui presunti affidamenti di lavori in cambio di "mazzette", per attività di manutenzione della centrale "Federico II" di Cerano. Dunque, sull'eventuale esistenza di una sorta di cartello di imprese per il controllo di appalti pubblici del valore di centinaia di migliaia di euro. 
  
L'imprenditore, 47 anni di Monteroni, che si autodenunciò, risulta iscritto nel registro degli indagati. Le ipotesi di reato sono "usura", "corruzione" e " induzione a dare o promettere pubblica utilità ". L'uomo, nei giorni scorsi, è stato convocato dai pubblici ministeri Milto De Nozza e Francesco Carluccio, come "persona sottoposta ad indagini", ma si è avvalso della facoltà di non rispondere . Inoltre, la Procura brindisina sta procedendo con una serie d'interrogatori di " persone informate dei fatti". 
  
Ricordiamo che il pomeriggio del 7 marzo scorso, l'imprenditore salì su di una impalcatura nei pressi del nastro trasportatore della centrale “Federico II” di Cerano, minacciando di lanciarsi da un'altezza di circa 20 metri. Intendeva protestare per il mancato pagamento di una fattura e per un appalto revocato. Successivamente, Enel Energia diramò un comunicato in cui precisava che l'azienda aveva già segnalato irregolarità nella gestione dei lavori e nelle procedure di gara vinte dalla società facente capo all'imprenditore di Monteroni, "al vaglio della competente Autorità giudiziarie".



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