Ex carabiniere condannato per abusi sessuali, chiusa inchiesta bis: salgono a 15 le presunte vittime

Sarebbero almeno 15 le turiste vittime di abusi sessuali da parte dell’ex carabiniere salentino, già condannato a sei anni e sei mesi di reclusione. L’uomo avrebbe adescato le donne su un sito web e, offerta ospitalità, le avrebbe drogate abusando dei loro corpi.

Sarebbero almeno 15 le presunte vittime di abusi sessuali finite nel mirino dell’ex carabiniere salentino, Dino Maglio, già condannato per violenze a 6 anni e mezzo di reclusione dal Tribunale di Padova, dove l’uomo risiedeva stabilmente da tempo. L’impianto accusatorio farebbe leva sulle dichiarazioni raccolte dagli investigatori  che avrebbero dato conferma degli abusi subiti da parte del 36enne.
 
Dopo a verle circuite, le accoglieva nella sua casa offrendo ospitalità, le drogava e le violentava: sarebbe questo il modus operandi emerso dall’inchiesta bis che si sarebbe conclusa da pochi giorni. L’ex militare sarebbe al momento agli arresti domiciliari presso la sua dimora salentina, le ulteriori vittime emerse durante la seconda inchiesta sarebbero di varie nazionalità: italiane, ma anche polacche, tedesche, australiane e canadesi, reperite dall’uomo attraverso un primo contatto sul portale web www.couchsurfing.com, un sito che mette in rete domanda ed offerta di alloggio fqacendonbe incontrare le esigenze tra perfetti sconosciuti.
 
Come già reso noto poco meno di un anno fa, l’uomo era già stato condannato a sei anni e sei mesi di reclusione per violenza sessuale ai danni di una 16enne australiana in visita nella città veneta insieme alla mamma e alla sorella. Era stata proprio la donna ad intuire che qualcosa di grave era accaduto nella notte, quando aveva trovato la figlia nel letto di Dino, spogliata di biancheria intima, in uno stato di semi incoscienza.

Da quel presentimento materno, mosse la prima denuncia, a seguito della quale Maglio fu arrestato, nonostante negasse di aver commesso il fatto criminoso.
 
In sua difesa l’ex militare, infatti, sostenne che la giovane fosse consenziente.
   
La minore però lo accusò, rivelando di non essere riuscita a fuggire perché intontita da qualcosa. Si trattava, evidentemente, di quel vino ‘speciale’ che il Carabiniere offrì altre volte  alle sue vittime, dopo averle portate a fare un giro in città.