Era accusato di aver copiato all’esame. Assolto un giovane avvocato di Casarano

Si conclude con l’assoluzione piena il processo a carico di un giovane avvocato di Casarano, accusato di aver copiato all’esame di Stato. Il Gup, dopo il processo con abbreviato, non ha ritenuto colpevole un giovane legale casaranese.

Il gup Giovanni Gallo al termine del processo con il rito abbreviato, ha ritenuto l'imputato non colpevole, "perché il fatto non sussiste". Accolta, dunque, la tesi difensiva degli avvocati Francesco Fasano e Vincenzo Venneri. Dalla lettura dell'elaborato, secondo i due legali perfettamente originale, l'unico pezzo che poteva risultare copiato, era la definizione di anatocismo. Appena 9 righi su un totale di 190, frutto di scrupolo ed attenzione da parte del candidato. Inoltre, risulterebbe che l'imputato abbia accesso il telefono alle 12 45,  all'esterno della sala, dopo aver consegnato il compito. Infine, non emergerebbe dagli accertamenti alcun  collegamento  ad internet o la ricezione di messaggi.
 
In precedenza, il pubblico ministero Paola Guglielmi ha chiesto la condanna per il giovane avvocato. Sempre, nell'udienza odierna, il gup Gallo ha accolto la richiesta di messa alla prova ai servizi sociali per un coimputato.
Ricordiamo, come per la maggior parte degli imputati che hanno scelto il giudizio ordinario, il procedimento si è diviso in due tronconi. Il giudice monocratico ha accolto la richiesta di "messa alla prova" per una ventina di essi, sulla base del "programma di recupero" presentato dai propri difensori.
 
Essi dovranno svolgere lavori di pubblica utilità nei prossimi 180 giorni. Il giudice ha fissato la data del 29 settembre 2017, per valutare il buon esito della " prova" che essi svolgeranno presso  pubbliche amministrazioni, associazioni di volontariato ecc. Se venisse accolta, si configurerebbe l'estinzione del reato e gli aspiranti avvocati potrebbero partecipare al concorso pubblico.
 
Invece, tutti gli altri imputati dovranno presentarsi in data 27 febbraio prossimo presso lo stesso giudice, per l'inizio del dibattimento. Una sessantina di loro, invocando un pronunciamento della Corte Costituzionale di luglio, chiederà la remissione in termini per la presentazione della messa alla prova. Dunque, una sorta di proroga per poter usufruire di questa opportunità. Per una decina, invece, inizierà regolarmente il processo penale.
 
La maggior parte degli aspiranti avvocati hanno, infatti, deciso, attraverso i propri legali, di opporsi al decreto penale di condanna che prevede la pena pecuniaria in alternativa al carcere che, per delitti di questo tipo, oscilla dai tre mesi ad un anno. Ai presunti  “copioni”, infatti, era stata contestata la violazione dell'articolo 1 della legge 475 del 1925, che punisce chiunque "utilizzi elaborati non propri". Una vecchia legge d’epoca fascista che da più di novant’anni punisce chiunque incappi nel reato di falsa attribuzione di un lavoro altrui.
 
I fatti fanno riferimento all'11, 12 e 13 dicembre del 2012, quando gli aspiranti avvocati avevano sostenuto presso il complesso universitario "Ecotekne" di Lecce la prova scritta per il conseguimento dell'abilitazione all'esercizio della professione forense.



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