Chiese denaro al titolare di una nota pasticceria attraverso lettere minatorie? Segretaria condannata a 2 anni

Il giudice ha disposto anche la sospensione della pena e la non menzione della condanna. L’imputata rispondeva dall’accusa di tentata estorsione. In precedenza, invece, il Pubblico Ministero ha invocato l’assoluzione.

Avrebbe cercato di ottenere, attraverso due lettere minatorie, una somma di denaro dal datore di lavoro e per la segretaria è arrivata la condanna a 2 anni. Il gup Michele Toriello ha emesso la sentenza di colpevolezza nei confronti di D.M., una donna del Basso Salento, al termine del processo con rito abbreviato. Il giudice ha disposto anche la sospensione della pena e la non menzione della condanna.
 
L'imputata rispondeva dall'accusa di tentata estorsione. In precedenza, invece, il Pubblico Ministero Maria Vallefuoco ha invocato l'assoluzione di D.M. "per non aver commesso il fatto". La richiesta del pm è maturata alla luce delle conclusioni emerse dalla consulenza "di parte". Il processo difatti si è svolto a suon di perizie tecniche, poiché il giudice ha accolto la richiesta della difesa di rito abbreviato, condizionato ad una perizia d'ufficio.
 
Il legale di D.M., l'avvocato Nicolina Placi' ha affidato l'esame delle lettere "incriminate" all'ingegnere Antonio Schirinzi. Le due missive furono recapitate nel periodo tra settembre ed ottobre 2014, al titolare di una nota pasticceria del Basso Salento. Nella prima, vi era "l'invito" a preparare la somma di oltre 50mila euro; nella seconda, erano specificate le modalità con cui corrisponderle al richiedente. In caso di rifiuto, l'imprenditore ne avrebbe pagato le conseguenze. 
 
Le lettere erano redatte al computer su foglio  A4 . Sulla busta che le conteneva, erano riportate alcune diciture (presumibilmente un indirizzo) scritte a penna. Esse erano coperte dal bianchetto e dunque di difficile interpretazione.   
  
La Procura affidò la consulenza alla dr.ssa Ada Greco ed  all'ausiliario Sergio Frontini.  Sarebbe emersa una compatibilità con la scrittura di D.M. Infatti, durante le indagini, la segretaria fu convocata per mettere a confronto la propria scrittura, con quella della busta e di alcuni documenti forniti dal titolare della pasticceria.
  
Secondo la difesa, tale perizia presenterebbe dei coni d'ombra. Anche perché non sarebbero state state analizzate la parte bianchettata e le lettere poste sotto di essa. Il gup nell'udienza preliminare per fugare i dubbi avrebbe poi affidato ad nuovo consulente l'esame grafologico.
  
Il difensore di D.M. ha anche presentato una corposa memoria difensiva sostenendo come l'autore delle lettere abbia cercato di imitare la scrittura di D.M. per incolparla ingiustamente.  Inoltre, l'imputata era un ex dipendente da circa due anni ed era stata liquidata regolarmente, ragion per cui non serbava alcun rancore verso il datore di lavoro.  Ad ogni modo, l'avvocato Placì ha già preannunciato che al deposito delle motivazioni, presenterà ricorso in Appello.
 
 



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