800 migranti ammassati nella Blue Sky. La sentenza: 4 condanne e multa da 52 milioni di euro

Il giudice ha disposto il pagamento di una maxi multa di 52 milioni di euro. I quattro sarebbero partiti dalla Turchia ed approdati nelle primissime ore del 30 dicembre 2014, nel porto di Gallipoli. Il barcone ospitava circa 800 profughi ammassati come pecore.

Arriva la sentenza di condanna per i quattro scafisti di origine siriana della nave “Blue Sky”, approdata all'alba del 30 dicembre 2014 nel porto di Gallipoli, con a bordo circa 800 profughi.
 
Il gup Giovanni Gallo nel processo celebratosi con il rito abbreviato ha inflitto una pena di 6 anni ed 8 mesi a Rani Ahmad Sarkas, comandante della nave (Il procuratore aggiunto Antonio De Donno, in sostituzione del collega Guglielmo Cataldi titolare dell'inchiesta, ha invocato una condanna a 9 anni); 5 anni e 2 mesi per Hasan Badou, il suo vice (chiesti dal pm 7 anni e 8 mesi), difesi dagli avvocati Elvia Belmonte e Salvatore Centonze. Sempre 5 anni e 2 mesi per Ramez Suliman, (richiesta di 6 anni e 6 mesi); 3 anni e 6 mesi per Youssef Kashouf. Entrambi i membri dell'equipaggio sono difesi dall'avvocato Gerardo Carriero.
 
Il giudice ha anche disposto l'interdizione perpetua dai pubblici uffici per primi tre imputati e per 5 anni Kashouf. Il gup Gallo ha comunque riconosciuto le circostanze generiche e naturalmente, ha applicato la diminuente del rito alternativo.
 
Nell'udienza del 19 dicembre, gli scafisti hanno dato la loro ricostruzione dei fatti sull'accaduto, rilasciando spontanee dichiarazioni in aula. Durante l'ascolto in aula, i quattro si sarebbero accusati a vicenda, addossandosi le varie responsabilità. Uno di essi avrebbe anche affermato di avere subito minacce da un altro degli indagati, che voleva ottenere da lui del denaro. I quattro hanno ricostruito il lungo viaggio con cui avrebbero condotto fino al Salento, circa 800 persone.

I presunti scafisti hanno poi raccontato le ragioni che li avrebbero spinti a commettere il grave reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Gli indagati sarebbero stati concordi nell'affermare di avere accettato un incarico così cinico e crudele, poiché volevano sfuggire alla guerra che imperversava nel proprio paese di origine. Lì, erano costretti ad arruolarsi come soldati e combattere una guerra che probabilmente li avrebbe visti soccombere.
 
L’inchiesta fin da subito ha delineato l’esistenza di un’organizzazione criminale transnazionale.

Al vertice dell’organizzazione vi era un sodalizio criminale impegnato in attività illecite in più Stati, tra cui Turchia, Romania, Siria e Libano. I membri dell’equipaggio sarebbero stati pagati circa 50mila dollari a testa e reperivano i migranti intenzionati ad avvalersi del trasporto illegale verso l’Italia a bordo della nave. Ogni migrante ha pagato, per quell’ennesimo viaggio della speranza, una cifra vicina ai seimila dollari. Per lo più siriani e molti professionisti, tra cui insegnanti, medici, avvocati, in fuga dalla devastazione del proprio Paese con la famiglia.



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