Olivicoltura in crisi. Occorre una nuova cultura agricola. Le risposte di Copagri a Leccenews24

Con un forum a cura della nostra Redazione sono state messe in luce le innumerevoli zone d’ombra del settore olivicolo, che denuncia da tempo difficoltà, alle quali si aggiunge un vertiginoso calo della produzione. L’intervista a Fabio Ingrosso.

Il presidente di Copagri Lecce Fabio Ingrosso, ospite della Redazione di leccenews24.it ha risposto alle domande dei colleghi Luigi Taurino, Paolo Panico e Luca Nigro. Sul tavolo la gravissima crisi della produzione.
 
Presidente, il calo della produzione preoccupa non poco. Per evitare di fornire dati e numeri allarmanti o esagerati, fino a che punto è lecito preoccuparsi?
Questo è un problema che nasce da molto lontano. Si parla di calo della produzione è vero, ma sapevamo già che sarebbe stata in calo, in quanto noi in questo territorio siamo legati ad un’alternanza delle stagioni, quindi non stiamo scoprendo nulla. Certo è che il settore sta vivendo da anni il problema della produzione, della qualità e degli effetti dannosi di diverse patologie. Sono anni che lo diciamo, non è solo la Xylella che ci preoccupa, ma andrebbe fatta un’analisi accurata degli aspetti climatici. Variabile climatica da non trascurare che fa scatenare attacchi di vari patogeni.
 
C’è l’impressione che rispetto a tutti questi temi importanti non ci sia una lettura unica dei problemi da parte delle associazioni dei produttori e delle associazioni di categoria, e nemmeno una visione unitaria su come affrontare le difficoltà in atto…
Sicuramente ci sono tante voci che ognuno mette in campo e vuol far valere. Più che una differenza di raccordo tra le organizzazioni, bisogna dire che manca un piano olivicolo nazionale che possa regolamentare e guidare una politica regionale tra l’altro, che dovrebbe dare i giusti indirizzi, mentre ciò ancora non avviene. Le conseguenze sono a volte disastrose.
 
Anni fa nelle scuole c’erano delle belle mappe che riguardavano anche la produzione dell’olio d’oliva dove l’Italia e la Puglia erano chiaramente i principali produttori su scala continentale, oggi invece ci troviamo di fronte ad uno scolorimento di quel verde intenso che contrassegnava il nostro territorio olivicolo…
L’andamento climatico è stato sempre il punto centrale. Abbiamo avuto stagioni come quella 2015 che ha fatto segnare un boom della produzione anche dal punto di vista qualitativo. Più che di questo dovremmo occuparci adesso di un cambio di mentalità.
Noi dobbiamo parlare apertamente di ricambio generazionale, tornare a fare agricoltura in termini di agricultura, un nuovo termine che significa cambiare il modo culturale della conduzione delle nostre coltivazioni. Noi dobbiamo cambiare il nostro status, a partire dalle potature, il clima cambia, cambia l’adattabilità dei patogeni, deve cambiare l’azione di contrasto.
Tutto ciò ancora non avviene perché manca un sistema, tali azioni andrebbero coordinate nell’ambito di un sistema che non esiste. Oggi parliamo di un piano olivicolo che non arriva, mancano le condizioni per nuovi programmi di impresa.
 
Assunto il danno ambientale, quale può essere il danno d’immagine e soprattutto come difendersi dalle frodi?
Diciamo che sono stati intensificati i controlli e questo è un fatto positivo. Laddove manca la tracciabilità si deve intervenire. Il rischio è alto perché non avere produzioni adeguate o sufficienti significa inevitabilmente spalancare le porte a olii provenienti dall’estero. In virtù poi della rinomanza del Made in Italy a livello alimentare ecco che ci troviamo di fronte a frodi internazionali e a prodotti di dubbio valore e non garantita qualità spacciati per olio italiano.
Un dato è certo, occorre la giusta remunerazione, perché quando il costo di vendita del prodotto è basso gli olivicoltori non ce la fanno ed è difficile allora che possa produrre un’extravergine di qualità. Prezzo giusto a produzione qualitativamente buona. La sfida è questa.
 
Qual è il ruolo di Copagri?
Il ruolo di Copagri è molto difficile come per tutte le organizzazioni. Raccogliamo le istanze degli agricoltori, ma diventa difficile rispondere. La risposta che può dare Copagri è quella di mettere in a disposizione tutti i mezzi tecnici utili a sviluppare nuovi piani di intervento e di sollecitare la parte politica a promuovere programmi di sostegno vero in favore della aziende, non soltanto il PSR legato al biologico, ma anche un piano più mirato alla valorizzazione del settore e del prodotto. Noi facciamo il nostro. Tocca a tutti però.



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