Masseria Parachianca, la discarica per rifiuti speciali non si farÃ

La discarica per rifiuti speciali in località Masseria Parachianca non si farà. A mettere la parola fine, questa mattina, la Conferenza dei Servizi convocata in Provincia. Alcuni cittadini, aziende turistiche e agricole si erano opposte con forza alla realizzazione del progetto.

La discarica per rifiuti speciali in località Masseria Parachianca non si farà. A scrivere la parola fine è il parere negativo della Conferenza dei Servizi, convocata in Provincia ai fini della valutazione dell’impatto ambientale (Via) e dell’eventuale rilascio dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia).  Un no unanime che ha chiuso, definitivamente, il capitolo del progetto presentato dalle ditte Geoambiente e Trio, lo scorso 8 agosto. Alcuni cittadini, aziende agricole e turistiche si erano opposti con forza all'idea di dover convivere con una discarica a pochi passi. 
  
I motivi del diniego sostanzialmente sono due: incompatibilità del progetto con la normativa vigente in materia di monitoraggio ambientale (aria, acqua e suolo) e incompatibilità con la destinazione urbanistica dell’area interessata. A ciò si aggiungono i forti sulla possibilità di convertire il sito, di punto in bianco, da cava in attività a discarica.
  
«Una cava in esercizio – ha spiegato Andrea Guido, assessore alle politiche ambientali del Comune di Lecce – non può essere convertita all’improvviso in una discarica ed il progetto, così come era stato presentato, non sarebbe dovuto essere neanche esaminato. In quell’area vi sono molte attività turistiche che hanno affrontato investimenti importanti e che vanno protetti e stimolati per una crescita del territorio e dell'economia. Parliamo di gente che in molti casi ha investito i risparmi di una vita per inseguire un sogno che è stato realizzato in completa armonia con la natura e il paesaggio. La realizzazione dell’impianto avrebbe riportato indietro di parecchi anni l’intera area. Si tratta, infatti, di un territorio già tormentato storicamente dal problema dei fumi di Cerano e da altre attività che in passato hanno generato impatti ambientali negativi. L’esigenza di tutelare la salute viene sempre prima di tutto». 
  
Insomma, la richiesta pervenuta da parte delle ditte – secondo l’assessore Guido –  non teneva conto del fatto che la cava, formalmente, risulta ancora in attività e lo sarà fino al 2020 e che vige un obbligo garantito da fideiussione a ricolmare e piantumare l’area scavata secondo la vocazione urbanistica prevista, ovvero lo sviluppo rurale eco compatibile. 
  
Soddisfatto anche il sindaco di Surbo, Fabio Vincenti che sin da subito si è schierato al fianco di tutti i suoi cittadini contrari al progetto: “Si tratta di un territorio – ha commentato il primo cittadino – che è riuscito splendidamente a realizzare una riconversione in chiave turistica, rivalutando anche i suoi insediamenti storici e i beni artistici come Cerrate, e promuovendo un’attività agricola di tipo biologico. Parliamo di strutture ricettive bellissime, masserie fortificate riportate agli antichi fasti, che producono ricchezza offrendo posti di lavoro nel pieno rispetto del paesaggio e dell’ambiente. Contribuendo, anzi, alla crescita, attraverso le proprie peculiarità agrituristiche, dell’attrattività dell’intero Salento. Il progetto presentato da Geoambiente e Trio non era compatibile con lo sviluppo sostenibile perseguito nell’area di riferimento. Di questo ne sono sempre stato convinto. Ma la proposta, almeno da parte mia, è stata esaminato senza pregiudizi. E le motivazioni addotte dalla conferenza dei servizi provinciale sono oggettive”.



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