Il giorno del ricordo attraverso il racconto di Maria Marinari Moro, fuggita da Fiume

L’esule fiumana, divenuta salentina, a dispetto dei suoi novant’anni continua ad incontrare gli studenti leccesi e a dialogare vivacemente con loro, soprattutto in occasione della Giornata del Ricordo.

La professoressa Maria Marinari Moro, ora novantenne, mi parla con voce fresca e limpida, mi accoglie con grande disponibilità in quella Galatina che l’ha adottata, nella sua casa dove ha vissuto per tantissimi anni in seguito al felice matrimonio con il noto storico e filologo Donato Moro, deceduto nel 1997.
  
Mi riferisce compiaciuta che in occasione della Giornata del Ricordo, è richiestissima, come ogni anno d’altronde, dalle Scuole di ogni ordine e grado. Questa settimana Maria Marinari ha già avuto modo di dialogare con gli studenti del Liceo artistico di Galatina e con quelli dell’ Istituto Comprensivo di Neviano. Oggi, è ospite dell’Istituto Tecnico “Calasso”, a Lecce, dove è stato organizzato un incontro on line tra Studenti leccesi e studenti triestini. L’Associazione Oikos di Galatina promuove intanto per domani sera alle ore 18,00 un incontro a Botrugno presso il Palazzo Marchesale. Qui la professoressa sarà ospite del Museo Civico delle Forze Armate.
  
Colpisce l’ascoltatore il suo intrigante racconto: dalla sua fuga da Fiume, dove a 18 anni terminava i suoi studi liceali, all’arrivo in quella città dei primi partigiani titini, all'inizio del maggio ‘45. Fu proprio In quei giorni che si attuarono dei drammatici rastrellamenti in tutta quella regione ed un cieco odio politico determinò prima la reclusione, poi l'uccisione di migliaia di italiani.
  
Centinaia di istriani vennero gettati nelle foibe, voragini rocciose a forma di imbuto rovesciata. Tra gli anni ‘40 e  gli anni ‘50 furono 350.000 i nostri connazionali che dovettero dire addio ai loro beni, alla loro attività in quei territori.
  
Maria Marinari Moro continua a raccontarmi del suo arrivo in Italia, della sua vita in Toscana e mi dice che non si stancherà di incontrare ancora tanti studenti, nella speranza che possano trarre giovamento dal suo insegnamento. Continuerà a raccontare la sua storia alle giovani generazioni, convinta che ricordando gli errori tragici​ delle dittature di un tempo e le tante vittime innocenti si possa costruire un mondo migliore, dove si possano affermare la pace la tolleranza, l'incontro tra popoli diversi,  in una sola parola la democrazia.
  
di Fausto Melissano