Disabili e Sport: quando il primo avversario è il proprio corpo

Quando il primo avversario è nelle proprie gambe inerti, nel braccio che non c’è più, quando il primo avversario da sfidare è il proprio corpo. Il 27 giugno, a San Simone, si parla di Sport, Disabilità ed Integrazione.

I benefici dello sport sono innumerevoli, dal miglioramento generale del proprio stato di salute al benessere psicologico, senza dimenticare che l’attività fisica è un canale privilegiato per distrarsi dall’incessante rincorrersi delle giornate e dallo stress della vita quotidiana.
Si cresce, si diventa più forti fisicamente ma anche mentalmente perché ci si educa a perseguire i propri obiettivi con fermezza, nel rispetto delle regole e degli altri giocatori.
 
Lo sport ha, in ultima analisi, un altissimo valore educativo e sociale, valore percepito con maggiore intensità se si guarda al mondo dello sport praticato da persone diversamente abili, un universo che-in linea di massima- tende a smentire buona parte dei luoghi comuni sulla fisicità dei disabili. Spesso si è portati ad immaginare gli atleti disabili come malati fino al momento in cui non si assiste ad una loro performance: l’energia che li muove sembra inesauribile e mostra chiaramente come, con passione, siano determinati a sfruttare al meglio ogni loro fibra muscolare, ogni goccia di sudore vuole mostrare al mondo intero che sono in campo e che vogliono vincere, vincere l’avversario ma anche la propria disabilità.
 
Lo sport per i disabili è socializzazione, aggregazione ed integrazione perché praticare una disciplina sportiva significa -il più delle volte-superare paure, pregiudizi ed emarginazione. Di questo e di molto altro si parlerà durante l’incontro  “Sport e Sociale” organizzato dalla Polisportiva “M.Fedele” e previsto per il 27 Giugno alle ore 21:00, a San Simone di Sannicola, presso la Ex Scuola elementare.  Sarà ospite e relatore Quintino De Nuccio, atleta professionista e paraplegico.
 
Un appuntamento imperdibile per chi voglia provare ad immaginare cosa significhi trovare l’avversario più stimolante nelle proprie gambe inerti o nel braccio che non c’è più per poi terminare la gara con due vittorie, una sportiva ed una personale, a dispetto dello sfidante ma anche dei propri limiti.
 
A cura di ARMENIA COTARDO



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