​Xylella fastidiosa, nell’orto degli ulivi si coltiva la speranza contro il patogeno. La ricerca continua

Nel campo sperimentale denominato orto degli ulivi si continua a lavorare incessantemente per testare le varietà che possano resistere al batterio killer. Un’iniziativa che prevede l’osservazione scientifica di oltre 200 genotipi di olivo.

L’olivicoltura salentina va rivista e contestualizzata in uno scenario in evoluzione. Questa la convinzione da parte di chi è impegnato da anni nella ricerca sperimentale in olivicoltura per contrastare il disseccamento degli olivi. Un impegno che ha visto il coinvolgimento già dal 2013, durante i vari incontri dedicati in Regione piuttosto che nelle altre sedi preposte. Grande l’attenzione riposta nelle varie ipotesi di ricerca.
  
Da due anni, nello specifico, si è instaurata una costruttiva forma di collaborazione con il SAFE dell’Università di Foggia per la sperimentazione in campo di molecole bio-compatibili: ad oggi ci sono dati confortanti, che saranno resi noti appena possibile.
  
Ciò nonostante, è stata riservata estrema attenzione alle ricerche poste in essere da parte di altri gruppi, anch’essi impegnati con grande abnegazione a individuare soluzioni e alternative, tanto che è emersa una domanda: “In questo scenario, causato dal patogeno Xylella Fastidiosa che sta trasformando il paesaggio olivicolo salentino indicando anche la strada della perdita di alcune cultivar, quali potrebbero essere le alternative?”.
  
Una prima risposta può essere vista nel proseguimento della ricerca focalizzata a trovare possibilità di convivenza tra patogeno e piante. In aggiunta, potrebbe essere altamente funzionale allo scopo lo studio e la relativa individuazione di cultivar resistenti in alternativa alla varietà leccino. 
   
Operazione, questa, che necessita di un’apertura all’innovazione, oltre che di grande impegno e sinergia da parte degli attori coinvolti a diversi livelli: ricerca, organizzazioni di categoria, pubblico e privato dovrebbero far convergere i loro sforzi per il raggiungimento di obiettivi ben definiti che guardino nella direzione del recupero del patrimonio “agro culturale”. Per quanto premesso, è stato importante il dialogo aperto con il Prof. Fontanazza, studioso già afferente al CNR di Perugia e noto a livello mondiale per le sue attività di ricerca sulla genetica dell’olivo. È da tale dialogo che è nata l’idea di una ricerca innovativa e senza precedenti: la creazione di un campo sperimentale, denominato “Orto degli Ulivi”.
  

Si tratta di un’iniziativa che prevede l’osservazione scientifica di oltre 200 genotipi di olivo, a partire dai risultati della ricerca ultra decennale condotta dal prof. Fontanazza, sulla falsariga dell’attività che ha condotto alla scoperta della varietà FS-17, meglio nota come Favolosa, assurta alla ribalta delle cronache olivicole all’epoca della sua individuazione – circa un decennio addietro – in virtù delle proprietà produttive e dell’alta resistenza a numerose fitopatie. Contestualizzata nello scenario XF, la resistenza al batterio patogeno da parte della FS-17 è stata dimostrata dal CNR di Bari.
   
A questo punto, perché non continuare a confidare nella ricerca e vagliare le eventuali possibilità di trovare ulteriori cultivar resistenti? Ciò potrebbe andare a tutto vantaggio della produttività, del paesaggio e del mantenimento della giusta varietà biologica all’interno dell’ecosistema olivicolo salentino, nonché al ripristino della situazione socio-economica del Salento.
   
Con tale convinzione, sono state messe a dimora genotipi frutto di più incroci tra varietà di olivo italiane, dotate di caratteristiche vegeto-produttive anche molto differenti tra loro. In tal modo si potranno valutare le caratteristiche di adattamento dei suddetti genotipi alle specifiche realtà del territorio italiano, tra cui, come caso estremo, il territorio rurale Salentino.
   
Difatti, è noto che le caratteristiche pedo-climatiche del Salento sono determinate dall’elevata scarsità delle risorse idriche, dal clima estremamente arido in estate e dall’elevato e costante tasso di umidità nelle altre stagioni (spesso ciò provoca malattie fitosanitarie ad azione biotica, causate dal proliferare di patogeni fungini e batterici, nonché di severe infestazioni entomopatogene).
   
Pertanto, la possibilità di ottenere per il Salento linee genetiche nuove, resistenti/tolleranti alla inquietante presenza – ritenuta ormai endemica – di Xylella Fastidiosa, può costituire un approccio innovativo e una risposta per valutare la possibilità di selezionare cultivar resistenti.
   
Tuttavia, oltre ad accertare resistenza alla XF in genotipi selezionati, bisognerà guardare ad altro: sarà opportuno valutare gli aspetti produttivi nel loro complesso, individuando gli individui utili attraverso un gran numero di linee genetiche dalla cui ampia variabilità potranno più facilmente emergere genotipi di valore.
   
Chi si occupa di ricerca genetica è consapevole del fatto che l'ottenimento di un risultato concreto e scientificamente valido non può essere paragonato alla casualità o, in altre parole, non può essere  considerato alla pari di una vincita alla lotteria; la ricerca si basa sul presupposto di conoscenze acquisite a seguito di esperienze vissute nella scelta dei genotipi utilizzati per gli incroci, dalla cui combinazione genica si può ottenere un risultato nuovo, che va oltre e spazia in direzione di elementi quali: produzione, territorio, ambiente. Ecco perché va letta come una vera e propria rivoluzione, non solo colturale ma anche e soprattutto culturale, alla quale non ci si può sottrarre poiché il processo naturale si è innescato e non si può restare inermi alla finestra.
  
Bisogna restituire speranza a quegli imprenditori agricoli che intendono proseguire nella coltivazione dell’olivo. Per rendere possibile ciò, occorre offrire nuovi strumenti agli agricoltori.
 
Fabio Ingrosso



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