​Perdersi nella malattia e ritrovarsi nella forza della Vita. Incontro con Maria De Giovanni

I sintomi, la paura, la diagnosi che non consente via di fuga, lo sconforto e il grande coraggio di rispondere alla provocazione del destino con l?audacia di chi sa vedere oltre. Maria De Giovanni si racconta in un libro tessendo una tela che cattura il lettore.

Scegliere di incontrare Maria è un atto forte che ci costringe ad un confronto implacabile con quella parte di noi che non vede e non sente, esiste e resiste ai ritmi di un quotidiano che estranea. Probabilmente anche la vita di Maria è stata tutto questo. Un vortice che lascia poco spazio anche a se stessi. Alzarsi, correre, figli, scuola, lavoro, correre, spesa, cucina, pranzi, cene, correre, casa, bucato, pulizie e poi correre e correre ancora verso altre giornate. Tutte uguali e tutte piene di una quotidianità che lascia traccia solo sui calendari. Fino a quando, senza possibilità di rifuggire, arriva la paura, il dolore e la sofferenza a farti capire che esisterà una dimensione nuova e differente con la quale misurarsi.
 
Maria, come inizia la tua storia?

Il principio assomiglia a quello di tante altre storie di donne colpite dalla sclerosi multipla. Avevo una bella famiglia, un marito premuroso, tre figlie piccole, un buon lavoro, una bella casa e una vita piena. Tutto questo lo avevo in Svizzera , certo, mi mancava il mio Salento ma i ritmi non concedevano spazio alla nostalgia. Poi improvvisamente i primi sintomi, i primi dolori e il peregrinare da ospedale in ospedale per capirne l’origine.
Nella prima fase la sclerosi multipla è talmente subdola che spesso i segnali che lancia vengono derubricati come disturbi somatici causati da stress. Posso assicurare che questa è la fase peggiore. Chiunque la attraversi sa come ci si sente a non essere creduti.
 
Nel tuo libro “ Sulle orme della sclerosi multipla” parli del tuo ritorno nel Salento. Una scelta obbligata?

Una scelta dettata dal cuore. Sentivo che era questo il mio posto e non ho esitato a tagliare i ponti con il passato nella certezza che la mia terra mi avrebbe aiutata a superare tutto.
 
Dopo però arriva la diagnosi. Spietata.

Spietata e terribile. Che mi ha tolto la voglia di vivere. Due anni di dolori fisici anche se quelli che mi stavano annientando erano i dolori dell’anima, quelli che ti spengono la luce dentro.
 
Tu stavi morendo dentro ma in quel preciso momento trovi dentro di te una forza straordinaria per combattere e vincere. Una storia bellissima la tua.

Una storia che ho voluto testimoniare nel mio libro affinché uomini e donne colpite da questa patologia possano credere nel futuro, nella vita e in se stessi perché la chiave per uscire da questa prigione esiste e io ne sono la prova.
 
Maria, tu moglie e mamma esemplare, tu giornalista, tu scrittrice. La tua vita adesso è fatta di successi facili?

Tutt’altro. Non esiste niente di facile e per mia natura non accetto favoritismi da nessuno. Noi possiamo, però, cambiare il nostro destino. Non possiamo fermare la malattia, questo sicuramente no, ma possiamo dare un colore differente alle nostre giornate. Questo sarà l’unico, vero successo.
 
Tantissimi i riconoscimenti importanti che hai ricevuto, come quello del Presidente della Repubblica.

Questo libro, malgrado tutto, è stato apprezzato in prima istanza fuori dal nostro territorio e solo ora se ne parla da noi. Io oggi ho molta fiducia nella sensibilità della mia gente che sono certa mi aiuterà a diffondere sempre più questo messaggio di forza, di coraggio, di speranza e di Vita. Perché la Vita va vissuta con il sorriso. Sempre.
 
Tu ha fondato un’associazione, una onlus pensata per aiutare e sostenere la cultura a 360°, SUNRISE.
Sunrise significa ‘alba’ e io auspico una nuova alba non solo per chi soffre ma per tutti noi in nome di quella cultura che è Vita.

A cura di TIZIANA PROTOPAPA